03-01-2016 - Salve a tutti, aggiornamento dedicato all’analisi modelli, alla luce dei riscontri molto positivi che le emissioni del lungo termine stanno fornendo in merito alla evoluzione ipotizzata per il periodo intorno le metà del mese di Gennaio.
Da seguire attentamente quanto proposto dall’ultima emissione del modello americano, davvero didattica nei riguardi delle ipotesi preventivate a inizio inverno.
Si inizia alle 216 h, intorno al 12 Gennaio, quando è ben visibile, a scala emisferica, l’azione solitaria dell’onda anticiclonica aleutinica in troposfera (fig.1) .
fig.1
Tale azione risulta molto penetrante in Artico, riuscendo a realizzare una bilobazione del Vortice Polare nelle due classiche strutture, canadese e siberiana, (LC ed LS), ma tale azione non è ancora supportata da un riposta in Atlantico e nel Mediterraneo prevale la rimonta anticiclonica addirittura a contributo africano.
Ma dopo qualche giorno, proprio in data 15 Gennaio (indicativa ovviamente), la spinta propulsiva dell’anticiclone delle Azzorre, in Atlantico, si direziona decisamente verso nord, puntando in Artico, dove nel frattempo la wave 1 aleutinica ha esaurito il suo lavoro, isolando una cellula altopressoria al polo (fig.2).
fig.2
A questo punto, l’aggancio può avvenire tra il ponte azzorriano e la cellula polare; blocco poderoso in formazione, che può direzionare perfettamente la colata artica verso il Mediterraneo (fig.3).
fig.3
Si tratta di un passaggio importantissimo, perchè una volta che il blocco si è strutturato in tal modo, con il lobo canadese isolato ma presente (deve esserlo per poter bilanciare e indirizzare il blocco stesso), è possibile una reiterazione delle dinamiche descritte, con nuove risalita a ovest dell’anticiclone delle Azzorre e nuove discese di nuclei gelidi dall’Artico diretti verso il Mediterraneo alle soglie della terza decade (fig.4).
fig.4
In tal modo, seguendo la dinamica ora descritta, ci sarebbero ripetute occasioni per nevicate e quote basse su tutta la dorsale Appenninica, sia tirrenica, sia adriatica, mentre il nord verrebbe interessato da nevicate anche in pianura, ma a patto che l’affondo artico sia sufficientemente occidentale.
Da segnalare come il modello europeo, entro il range previsionale emesso (240 h), concordi perfettamente con quello americano, evidenziando lo slancio azzorriano, ancora in abbozzo, e il possibile aggancio con la cellula polare, residuo della spinta aleutinica (fig.5).
fig.5
Se a ciò aggiungiamo il fatto che anche gli “spaghetti” evidenziano la presenza di numerose perturbazioni “fredde” per il periodo considerato (fig.6) e che alcuni indici e teleconnessioni, come l’AO e la MJO, presentano da tempo un andamento favorevole alla insorgenza di blocchi in area Atlantica, ecco che molti indizi iniziamo a fornire una prova e non sono più semplici coincidenze, legate alla emissione del giorno.
fig.6
Pertanto, speriamo bene per il futuro, i tempi sono quelli giusti.
Ciao ciao