11-11-2015 - Salve a tutti, rapido aggiornamento mattutino dei modelli, per riprendere alcuni aspetti trattati ampiamente nell’editoriale serale precedente.
Sempre potentissima l’azione dell’alta pressione mediterranea, con una vasta cupola anticiclonica a protezione non solo dell’area mediterranea stessa, ma anche di buona parte del continente europeo al di sotto il 50° parallelo (fig.1).
fig.1
Davvero immensa l’area altopressoria, che inizia far sentire i suoi effetti al suolo nelle nostre regioni, in termini di estesa presenza di nubi basse (lungo le aree costiere) e nebbie (nelle pianure interne).
Il punto cruciale della discussione riguardante l’evoluzione del tempo nel mese in corso, ma anche, forse, di buona parte del mese successivo, è lo stato di forma del Vortice Polare, ovvero il mantenimento o meno dell’attuale compatezza, granitica e inossidabile.
Un cedimento strutturale vistoso della “trottola” del VP, lanciata attualmente a piena velocità (angolare) è difficile che possa avvenire nei prossimi 20-30 giorni; tuttavia, negli attuali aggiornamenti, è possibile vedere alcune evoluzioni compatibili con una struttura massiva del VP ma mallo stesso tempo apportatrici di piogge e nevicate a quote non elevate nelle nostre regioni.
Entrambi i modelli, americano ed Europeo infatti, stamattina evidenziano la possibilità che la pulsazione in prima armonica (senza ondulazioni) del VP, possa deformarsi a causa di una certa contrapposizione con la nascente area altopressoria russo-siberiana, generata proprio in questo periodo dal continuo raffreddamento del comparto asiatico settentrionale (fig.2).
fig.2
La fig.2, tratta dal modello europeo, evidenzia come l’alta pressione al suolo (termica quindi, in nero) sia supportata da una cellula dinamica in quota (arancione). Il VP nel suo rafforzamento trova, quindi, una notevole inerzia a espandersi verso il continente euroasiatico ed è costretto a deformarsi, allungandosi e consentendo l’abbozzo, sempre secondo il modello europeo, di un cavo d’onda diretto verso la barriera alpina e il Mediterraneo (fig.3).
fig.3
In tal caso, basterebbe anche un piccolo cedimento del “nocciolo” della struttura per innescare un flusso perturbato freddo da nord nelle nostre regioni, più marcato e avvertito al nordest e centrosud in questo caso. Il modello americano ipotizza una evoluzione simile nel lungo termine, dove gli impulsi perturbati si fanno strada nelle nostre regioni più orientali (fig.4).
fig.4
Molto interessante la fig.4, in quanto, nonostante la presenza di un struttura molto compatta del VP, l’azione delle waves troposferiche (H1, H2 e H3) deforma il VP consentendo l’arrivo di correnti fredde e instabili nelle nostre regioni.
Resta in piedi quindi l’ipotesi, paventata ieri, dell’arrivo a fine mese di correnti fredde dai quadranti settentrionali o anche orientali, naturale evoluzione dell’assetto illustrato in fig.4, con possibili precipitazioni nevose in Appennino, soprattutto nel versante Adriatico, più riparata la barriera alpina in tale contesto. La cosa interessante di tale evoluzione è che risulta compatibile con il mantenimento di un assetto compatto del VPT (AO+), anche forse in caso di superamento della soglia NAM (ved. editoriale). In tal senso, eventualmente, evoluzioni anche più fredde e perturbate potrebbero scaturire da un più deciso affondo meridiano delle saccature atlantiche, costrette a percorrere il canale lasciato libero dalle figure anticicloniche H2 (Azzorre) e H3 (uralica).
Ciao ciao