28-01-2016 - Salve a tutti, finalmente un editoriale più “ragionato”, per poter discutere delle novità dei modelli, che gradualmente stanno convergendo verso un’evoluzione maggiormente consona al periodo nella prima decade di Febbraio, con gli assetti del Vortice Polare in troposfera che sembrano almeno in parte ricalcare quanto previsto alle quote stratosferiche.
Intanto, sempre più affermata la cupola anticiclonica nelle regioni italiane, con il flusso Atlantico che si mantiene a nord delle Alpi, aggirandole completamente (fig.1).
fig.1
Ma non ovunque splende il sole nei cieli italiani; i mari e le coste italiane, specialmente il Tirreno, sono ormai preda infatti di estesi banchi di nubi basse, mentre la pianura Padana è il regno della nebbia. Sono proprio le consguenze dello stallo anticiclonico, che impedisce il rimescolamento verticale degli strati inferiori dell’atmosfera, in particolare i primi 2-3 km, con frequenti inversioni termiche nelle aree continentali.
Quando finirà lo stallo in esame??
Come accennato, alcune interessanti configurazioni vengono proposte oggi dai modelli. Iniziamo ancora una volta dalla stratosfera. Si è discusso più volte del particolare assetto che il VPS potrebbe assumere nei primi giorni di Febbraio, con forma spiccatamente ellissoidale e con asse maggiore direttamente indirizzato verso il Mediterraneo (fig.2).
fig.2
Gradualmente, anche ai piani isobarici inferiori alcune similitudini con l’assetto mostrato in fig.2 sembrano emergere. Il modello americano nell’ultima emissione inserisce infatti un’approfondita saccatura nordatlantica nel Mediterraneo, seguita da contributi artici, che sembra poter stazionare per alcuni giorni con asse a ovest dell’Italia (fig.3).
fig.3
Dalla fig.3 emergono alcuni aspetti diagnostici per la previsione a lungo termine:
1) Appare chiara l’instabilizzazione del VPT da parte della spinta aleutinica Pacifico orientale.
2) La saccatura mediterranea appare come un’emanazione del punto 1, quasi a bilanciare l’arrivo del nucleo altopressorio in Artico.
3) Sebbene in maniera meno evidente, permangono alcune difficoltà da parte dell’anticiclone delle Azzorre, nelle vesti della wave 2 troposferica, a spingere deciso in Artico, altrimenti gli effetti sarebbero molto maggiori e più freddi nella nostra penisola.
Tuttavia, un peggioramento come quello mostrato in fig.3 è in grado di apportare le tanto agognate nevicate nelle regioni alpine, in particolare proprio al nordovest, anche a quote basse (non in pianura, temperature troppo elevate in una prima fase). Tale saccatura potrebbe assumere caratteri di stazionarietà ed è ben intravista anche dal modello canadese oggi (fig.4).
fig.4
In tale contesto però, il lobo canadese appare sempre molto invadente in Atlantico, complice proprio l’assetto dell’onda aleutinica nel Pacifico e il mancato supporto stratosferico ai piani superiori. In parole più semplici, un primo passo sembra già intrapreso nello sblocco dallo stallo anticiclonico e nell’arrivo di precipitazioni anche nevose in quota al centronord, il tutto questa volta assolutamente congruente con gli assetti stratosferici, ma le potenzialità delle configurazioni mostrate e la loro durata sarbbero molto superiori in caso di un “risveglio” dell’onda azzorriana in Atlantico, speranza di tutti i meteo appassionati, al fine di realizzare colate artiche molto più cospicue, durature e nevose nella nostra penisola.
Ciao ciao