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POSSIBILE NUOVA IRRUZIONE FREDDA CONTINENTALE A FINE MESE E PER FEBBRAIO PEGGIORAMENTI DI PIU’ VASTA PORTATA NEL MEDITERRANEO; L’INVERNO DA IL MEGLIO

Posted on 23/01/2017 by Ilario Larosa in Analisi lungo termine
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gfs_T850a_eu_14

23-01-2017 - Salve a tutti, nuovo irrinunciabile editoriale serale, in un’Italia martellata dal maltempo nei suoi estremi meridionali e in un inverno che ancora può elargire molto in termini di precipitazioni e freddo, come vedremo nel seguito dell’editoriale.

Perturbazione nello Ionio calabrese che continua a inviare nuclei perturbati verso le coste, dove si registrano disagi notevoli (chiuso nuovamente il ponte sulla fiumara Allaro a Caulonia (RC), che lo scrivente conosce bene e su cui ha già rilevato, pericolante a causa della piena generata dalle piogge intense).

fig.1

sat_new_ireu (14)

 

Le nubi continuano ad affluire verso le coste calabresi al momento, ma i fenomeni si attenueranno in nottata e la perturbazione allargherà le sue spire, indebolendosi ma coinvolgendo altre regioni più  nord.

Sarà proprio tale movimento verso nordest a consentire un prolungamento dell’instabilità al centrosud, con il nord sempre riparato, fino a sfiorare un vero e proprio aggancio con l’ennesima colata gelida presente a est a metà settimana (fig.2).

fig.2

Recm722

 

Davvero molto interessanti oggi i modelli in merito alla evoluzione possibile nel Mediterraneo per fine mese. Come si vede dalla fig.2, l’alta pressione punta verso nord e viene aggirata da due masse instabili lungo il suo bordo meridionale, con interazione atlantico-continentale, sebbene nelle emissioni ufficiale tale interazione non sia chiara.

Molto più marcata viceversa l’ipotesi fredda e instabile dalle carte ensemble, con gli spaghetti che puntano verso il basso nel modello americano, ancora una volta soprattutto in Adriatico (fig.3).

fig.3

MS_1443_ens (2)

 

Alcune delle evoluzioni proposte sono davvero eclatanti, con nocciolo gelido continentale che aggancia quello atlantico e genera nevicate anche in pianura la centronord (fig.4)

fig.4

gensnh-16-1-180

 

Insomma, il VP non appare così compatto nelle emissioni odierne, come annunciato nel precedente editoriale e ciò ben si accorda con quanto previsto in stratosfera, dove l’inversione dei venti zonali, ovvero l’affermazione di un potente anticiclone polare, è ormai giunta a 30 km (10 hPa), continuando a spingere verso il basso, nelle previsioni del modello europeo.

fig.5

ecmwf10f240 (3)

 

Molto interessante notare come l’indebolimento del VPS sia essenzialmente causato da continui warming previsti (iniziano ora) in area siberiana, probabilmente proprio a causa dell’azione congiunta della spinta dell’onda Pacifica, seguita dal decentramento del VPS verso il comparto siberiano, dove genera attriti con le la grande struttura altopressoria ibrida presente più in basso fino a 4-5 km di altezza almeno.

fig.6

gfsnh-10-192

 

In buona sostanza, il VPS si consuma dal basso in realtà, grazie al calore generato da attriti e dai forcing delle onde troposferici.

Senza addentrarci troppo in tali questioni, quello che importante sapere in questa sede è che il Vortice Polare Stratosferico sarà soggetto a un continuo indebolimento nei prossimi 10-15 giorni. In tale contesto, alle quote troposferiche, è probabile che la spinta atlantica, ora preponderante ma già molto ostacolata in Europa dal muro altopressorio euroasiatico, verrà probabilmente gradualmente respinta dalla nascita di un blocco alle alte latitudini europee in Febbraio, con conseguente nuovo arrivo di masse d’aria molto fredda di origine continentale, in possibile interazione con nuclei perturbati atlantici.

fig.7

gfs_T850a_eu_14

Per adesso si tratta di ipotesi anche un po’ azzardate, ma i tasselli del puzzle sembrano gradualmente comporsi, seguiremo gli sviluppi.

 

Ciao ciao

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