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NUCLEI GELIDI DEL VORTICE POLARE IN ARRIVO NEL MEDITERRANEO DOPO L’EPIFANIA, NEVE ANCHE IN PIANURA. ANALISI POSSIBILI CONSEGUENZE ED EVOLUZIONI FENOMENOLOGIE

Posted on 30/12/2016 by meteogeo in Analisi lungo termine
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gfs_t2ma_eu_43

30-12-2016 - Salve a tutti, aggiornamenti febbrili, basati su quanto previsto dai modelli nel medio e nel lungo termine. Sebbene alquanto lontane nel tempo, le tendenze inquadrate per il periodo successivo all’Epifania, dai due principali modelli di previsione (americano ed europeo), evidenziano la concreta possibilità dell’arrivo di uno o più nuclei gelidi del Vortice Polare direttamente dall’Artico scandinavo e/o russo, con geopotenziali e temperature da urlo per gli appassionati del freddo e della neve.

In poche parole, dopo l’Epifania arriverebbe l’inverno più crudo nel Mediterraneo e nelle nostre regioni.

Perfettamente consci che si tratta solo di tendenze in abbozzo, necessarie di numerose conferme, nella presente rubrica si descrive comunque, con passione a accuratezza, quelle che potrebbero essere le possibili evoluzioni.

Cerchiamo di tracciare le linee comuni intraviste dai modelli.

Fino alle 144 h da ora, ovvero prima della Epifania, il VP resterà alquanto compatto, mantenendo un’eredità residua che risale ormai all’innesco del Canadian Warming in stratosfera a inizio Dicembre (fig.1).

fig.1

ech1-144

 

Dalla fig.1 si vede bene come il VP sia centrato con disposizione alquanto omogenea i Artico e le due onde oceaniche (frecce nere) si spingano con molta difficoltà oltre il circolo polare artico (66° parallelo circa). Da ciò ne deriva un tipo di tempo nel Mediterraneo senza troppi sussulti, con temperature in media e prevalenza di sole.

Ma proprio in coincidenza con l’Epifania, tale azione sembra sortire un effetto molto più rilevante e le due onde (aleutinica e azzorriana), con la loro azione intrusiva in Artico, tentano in maniera decisa lo smembramento del VP sudduvidendolo in porzioni distinte (lobi, fig.2).

fig.2

ech1-240-8

 

La suddivisione in lobi distinti consente maggiore mobilità ai nuclei gelidi (in quota) che, in tal modo, possono giungere alle medie latitudini (sotto il 50° parallelo) interessando quindi anche le regioni italiane, con freddo e nevicate ripetute.

Dalla modalità con cui il meccanismo decritto si esplica dipenderanno la collocazione, l’intensità e l’efficacia del peggioramenti freddi in arrivo nelle nostre regioni.

La fig.2 evidenzia l’arrivo di una corposa colata gelida dall’artico diretta verso l’Italia, che nel modello europeo è vista fermarsi ancora nelle regioni del nord alla fine della prima decade.

Molto più decisa l’azione del modello americano, che inserisce una penetrazione maggiore dell’anticiclone delle Azzorre in Artico e una vera e propria lingua gelida può entrare completamente nel Mediterraneo nello stesso periodo (fine prima decade, fig.3).

fig.3

gfsnh-0-240-3

 

Davvero eclatante e didattico quanto previsto dal modello americano. Il termine colata per il peggioramento analizzato si presta molto in tal senso, in quanto un intenso nucleo gelido in quota (5500 m), con valori inferiori addirittura a -40° C, è visto spingersi a sud delle Alpi ed entrare pieno nel Mediterraneo (fig.4).

fig.4

rtavn2521-1

 

Facile immagine le gelide conseguenze per le nostre regioni e l’instabilità derivante (il freddo è soprattutto in quota inizialmente).

A seconda della traiettoria della colata gelida, il freddo potrebbe entrare più o meno a ovest della penisola e privilegiare, con le nevicate, alcune regioni il luogo di altre (fig.5).

fig.5

gfs_t2ma_eu_43

 

Al momento, le ultime emissioni del modello americano evidenziano un notevole rafforzamento del lobo canadese su scala emisferica e un conseguente est-shift delle colate gelide rispetto ieri. In buona sostanza, tanto freddo ovunque ma men precipitazioni nelle regioni più occidentali.

Con tali configurazioni la neve, anche al livello del mare, cadrebbe più in Adriatico al centrosud.

Ma tutto ciò al momento è smentito dalle previsioni ensemble (spaghetti) che, proprio per il nordovest, evidenziano temperature leggermente meno fredde ma con più precipitazioni (fig.6).

fig.6

ms_846_ens

 

Dal confronto con i dati provenienti da diverse località europee, a giudizio dello scrivente, i successivi aggiornamento potrebbero mostrare traiettorie più occidentali delle colate artiche, con coinvolgimento di tutte le regioni italiane  nel maltempo, sebbene l’impianto descritto, mostrato nelle prime figure, resterà probabilmente molto simile anche nei prossimi giorni.

Ciao ciao

 

 

 

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