17-02-2018 - Salve a tutti, editoriali ormai giornalieri, per seguire la peculiare evoluzione presentata dai modelli, in un susseguirsi di ipotesi spesso contrastanti.
Partiamo oggi dalla situazione attuale, che vede la presenza di temperature miti nelle regioni italiane, inserite in un blando cavo d’onda correlato al flusso portante atlantico…
fig.1…..
I fenomeni correlati alla dinamica descritta non sono di rilievo, con ondulazioni del getto di scarsa entità in Atlantico.
Le cose inizieranno però a cambiare a metà della prossima settimana, quando le prime avvisaglie delle conseguenze dell’evento stratosferico estremo di tipo warm (ESE warm, con NAM già a -3,8 in data 13 Febbraio), saranno visibili.
Nel dettaglio, nell’Atlantico orientale un’ondulazione di maggior portata prenderà corpo, con un minimo al suolo che si andrà probabilmente a formare nelle regioni tirreniche mercoledì.
fig.2
La depressione che si andrà a formare sarà in grado di generare nevicate anche a quote collinari nelle regioni centrali, con il nucleo freddo in quota (-30 a 500hPa) che, proseguendo nel suo cammino verso sud ovest potrebbe portare nevicate anche a quote pianeggianti nelle pianure piemontesi tra mercoledì e giovedì.
Si arriverà così agli ultimi giorni di Febbraio, quando appare ormai accertato l’arrivo, nell’Europa centro occidentale, di un nucleo gelido dal settore degli Urali, con valori fino a -40 C a 850 hPa.
Il punto cruciale delle discussioni di questi giorni è la traiettoria esatta che tale nucleo prenderà, ancora davvero incerta.
Per capire e quantificare tale incertezza può tornare utile l’analisi della carta mostrata in fig.3.
fig.3
Nella carta ora postata viene riportato, alle 240 h, lo spread a scala emisferica della previsione emessa dal modello europeo, per la distribuzione dei valori di geopotenziale a 500 hPa.
Parlando più semplicemente, viene riportata l’incertezza previsionale in merito alla distribuzione delle diverse figure barichenel mostro emisfero. I colori caldi rosso arancione indicano elevata incertezza e maggiori possibilità che la previsione possa cambiare rispetto a quanto riportato dal run ufficiale.
In sostanza, con questa carta è possibile farsi un’idea di quanto sia attendibile l’ipotesi dell’arrivo del nucleo gelido menzionato nel Mediterraneo.
Si vede bene come, a nord delle Alpi, ma in parte anche in Italia, l’incertezza sia massima, nel senso che non si sa ancora bene dove andrà a finire l’intenso nocciolo gelido e le diverse emissioni ei modelli lo testimoniano.
Ecco ad esempio la strepitosa emissione del modello europeo di stamattina, che vede il nocciolo gelido finire dritto nel Mediterraneo, avallando la traiettoria B3 in fig.3
fig.4
Ben diversa l’ipotesi dell’ultima emissione del modello americano, che vede tutto il nocciolo gelido scivolare a nord delle Alpi addirittura diretto verso Scandinavia meridionale e Scozia (fig.5, traiettoria B1)
fig.5
Tra le ipotesi B3 e B1 mostrate sopra, ci sono una serie di vie intermedie, rappresentate dalla traiettoria B2.
Quali quelle più probabili??
Difficile dirlo, ma le dinamiche del warming, con apice tra Groenlandia e isola di Baffin, potrebbero far pensare a una tenuta robusta del blocco in Atlantico e una maggior permanenza del nocciolo gelido nel continente europeo e settore Mediterraneo ma, appunto è ancora presto per dirlo.
Sicuramente, le conseguenze del terremoto stratosferico sono evidenti, forse anche troppo per gli appassionati della neve, in quanto, a giudizio dello scrivente, è proprio l’eccessivo indebolimento del lobo canadese nel lungo termine a causare l’annullamento della radice del blocco, non più supportata da una saccatura a ovest.
Gli effetti del warming stanno ormai giungendo alla troposfera comunque, lo mostra anche la carta delle anomalie di geopotenziale sulle verticale delle regioni polari
fig.6
Di conseguenza, i modelli balleranno ancora molto, con evoluzioni talvolta spettacolari che potrebbero anche avere conferme.
fig.7
Ciao ciao