22-12-2019 - Salve a tutti, editoriale domenicale in un contesto quanto mai acceso e variabile nelle discussioni di carattere meteorologico degli appassionati, alle porte del Natale e con temperature che non hanno molto di natalizio.
Ma il tempo non è affatto stabile nelle nostre regioni e, anzi, come previsto, una vera e propria tempesta di vento di stampo atlantico sta interessando quasi tutte le regioni italiane, con raffiche anche superiori a 100 km/h nelle aree costiere della toscana, ad esempio, ma anche nelle altre zone del Tirreno, come previsto tra i più colpiti con direttrice occidentale o nord occidentale dei venti.
fig.1
Dall’animazione satellitare si vede bene come le nubi viaggino spedite nel settore europeo, lungo un asse generale nord ovest sudest, con entrata delle perturbazioni atlantiche nel Mediterraneo dalla porta di Carcassone, in Francia.
A complicare il tutto c’è poi il profondo minimo al suolo nelle nostre regioni, centrato nell’Adriatico settentrionale questa mattina con valori al centro intorno 980 hPa; attorno al minimo le nubi ruotano vorticosamente, nell’ambito del flusso generale illustrato in precedenza.
fig.2
Sarà ancora tempesta nel pomeriggio, sebbene con scarsi apporti precipitativi (ma in mattinata violenti rovesci hanno interessato regioni come la Basilicata e la Puglia).
Ecco la previsione dei venti al suolo (valore medio) per il primo pomeriggio del modello americano. Siamo intorno i 90 km/h nel Tirreno e ciò vuol dire che le raffiche di punta potranno raggiungere anche i 120-130 km/h nelle aree esposte o con particolari configurazioni orografiche, come ad esempio le Bocche di Bonifacio.
fig.3
Passata la tempesta quindi, ci si avvierà verso un Natale più tranquillo e soleggiato, su questo i modelli sono abbastanza d’accordo ormai.
Ma dopo il periodo natalizio il freddo potrebbe davvero arrivare, come annunciato da giorni, almeno un primo assaggio diciamo.
Il modello europeo stamattina ipotizza l’arrivo di correnti fredde nelle nostre regioni già a partire dal giorno 27 a causa dell’elevazione dell’anticiclone delle Azzorre verso nord est in Atlantico.
fig.4
Il tutto si concretizzerebbe quindi nell’arrivo di correnti gelide da Balcani a fine anno, con nevicate a bassissima quota in Adriatico a fine anno.
fig.5
Il primo step della dinamica, ovvero l’elevazione azzorriana, è un dato ormai acclarato, molto probabile, come mai allora sul prosieguo c’è tanta incertezza nelle previsioni per fine anno??
Ebbene, nella dinamica mostrata entrano in gioco vari fattori a rendere incerta la previsione, inseriti nella naturale incertezza e indeterminazione della meteorologia.
Cerchiamo di riassumerli rapidamente i due principali:
1) Quanto l’anticiclone spingerà verso nord in Atlantico, lunghezza quindi della estensione della struttura.
2) Quale sarà la direttrice della spinta, collocazione quindi dell’asse della struttura.
fig.6
Entrambi i fattori sono ben illustrati nella figura 6 e dipenderanno molto dalla interazione dell’anticiclone con la spinta del lobo canadese del VP in Atlantico; quanto più il lobo depressionario (grande B gialla) disturba la spinta anticiclonica, tanto più tale spinta si “corica” verso est (linea tratteggiata rossa a destra) e da noi arriva il bel tempo e venti non particolarmente freddi da nord ovest e viceversa.
A tutto ciò si aggiunge poi l’interazione delle correnti nei bassi strati con la barriera alpina, che devia, anche non piccole variazioni di traiettoria dell’anticiclone, il freddo al suolo verso i Balcani o nel Mediterraneo.
Ecco perchè quindi la previsione è difficile.
Tuttavia, ci sono alcuni aspetti che lasciano ben sperare per il futuro; innanzitutto nella prosecuzione della carta in fig.6 è presente una seconda rimonta anticiclonica più a ovest (fig.7), ciò vuol dire che viene lasciata la strada aperta alle correnti fredde dall’Artico, in traslazione verso l’Europa continentale, di scendere verso sud, nel Mediterraneo.
fig.8
Tale tendenza è avvalorata da una scarsa centratura del VP rispetto al polo, nel senso che è pur essendo abbastanza compatto, risulta decentrato verso Canada e Siberia (elongazione), soprattutto ai piani isobarici superiori e e ciò favorisce l’azione di risalita verso il polo delle strutture altopressorie (forcing), con relativo scambio di calore tra regioni polari e medie latitudini.
Insomma, c’è molto in ballo e nulla la momento lascia pensare che non si possa concretizzare nel futuro, assolutamente non lontano, anzi, i modelli potrebbero subire una virata nelle previsioni molto presto.
Ciao ciao
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