METEO&SCIENZA

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  • MALTEMPO E NEVE INTORNO I 700-900 M IN APPENNINO CENTRALE IN NOTTATA E NUOVI IMPULSI ARTICI POTREBBERO GIUNGERE NELLA SECONDA META’ DI NOVEMBRE, CON L’INVERNO VERO ALLE PORTE

MALTEMPO E NEVE INTORNO I 700-900 M IN APPENNINO CENTRALE IN NOTTATA E NUOVI IMPULSI ARTICI POTREBBERO GIUNGERE NELLA SECONDA META’ DI NOVEMBRE, CON L’INVERNO VERO ALLE PORTE

Posted on 11/11/2016 by meteogeo in Analisi lungo termine
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11-11-2016 - Salve a tutti; eccoci di nuovo insieme per un aggiornamento maggiormente approfondito in merito a quanto sta accadendo nelle nostre regioni e, come, sempre, in merito alla evoluzione atmosferica generale nella restante parte di Novembre…

Passaggio perturbato in atto nelle regioni italiane. Una perturbazione di origine atlantica ha ormai scavalcato l’arco alpino, con direttrice prettamente meridiana, dirigendosi verso il centrosud, con annesso carico di rovesci, temporali e nevicate, questa volta anche nelle regioni appenniniche a quote non troppo elevate (fig.1)………………

fig.1

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In tale contesto, le regioni maggiormente esposte saranno quelle del versante adriatico, dalla Romagna fino alla Puglia, e quelle del Tirreno centro meridionale, in particolare Campania a Calabria, dove nelle prossime 24 h potranno verificarsi temporali anche di una certa intensità, accompagnati da un cospicuo abbassamento delle temperature (fig.2).

fig.2

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In merito alle nevicate, le temperature in quota tenderanno a scendere, portandosi fino a 0° C intorno i 1400 m di quota (850 hPa) nelle regioni centrali. Ciò consentirà l’innesco di precipitazioni nevose sotto i  1000 m, con quota neve intorno 700 m localmente nelle Marche e intorno 800-900 m tra Lazio e Abruzzo in nottata, con interessamento, da parte delle nevicate purtroppo, anche delle zone terremotate.

L’aria fredda in carico all’attuale perturbazione giungerà oltralpe dalle regioni centrali europee, dove le temperature sono scese molto negli ultimi giorni e dove le nevicate sono scese fino al piano in Germania e Francia, con accumuli anche nella città di Parigi. In pieno gelo poi la Scandinavia,dove nelle regioni interne della Norvegia le temperature sono scese fino a -34° C.

Tale quadro ricorda molto bene quello prospettato in numerosi editoriali, con immagini che sembravano quasi eccessive, ma che attualmente rispondono perfettamente alla realtà (fig,3).

fig.3gfs_t2ma_eu_2

Cosa sta succedendo quindi?? Come si inquadra l’attuale evoluzione delle dinamiche della stagione fredda??

Per capirlo meglio, risulta interessante guardare la successiva figura, rappresentante l’anomalia di temperature prevista a scala emisferica al livello del mare dopo metà mese (fig.4)

gfs_t2ma_nhem_34

Appaiono subito evidenti due macro aree; ovvero, il grande gelo siberiano, con temperature notevolmente inferiori alla norma e l’Artico, con valori nettamente superiori, in particolare lungo le coste siberiane.

Cosa comporta tale disposizione delle anomalie??

Ci sono due tipologie principali di effetti che si sommano:

1) Nell’area siberiana (adesso anche russa) il grande innevamento autunnale (snow cover) sta rafforzando sempre di più una figura altopressoria termica, che negli scorsi anni aveva avuto scarsa influenza nelle vicende europee.

2) Di contrasto, le anomalie positive in artico e in particolare in quello siberiano, generano un indebolimento del vortice polare (meno freddo) e, in particolare, la diminuzione del gradiente termico proprio in corrispondenza del continente euroasiatico, al limitare con le regioni artiche, inibisce la circolazione zonale e il getto polare alle alte quote.

Quest’ultimo aspetto è proprio insito nella formazione del VP autunnale; infatti, l’intensità delle correnti occidentali alle diverse quote è generata dalla discontinuità termo barica che si viene a creare, intorno al 60° parallelo, a causa del rapido raffreddamento delle regioni polari nella lunga notte artica a partire dalla fine di Settembre. Se tale gradiente viene a essere minimizzato, lo sono anche le correnti occidentali che ne sono la diretta emanazione.

In parole più semplici, in tale situazione le correnti atlantiche hanno maggiori difficoltà ad addentrarsi nel continente euroasiatico, l’anticiclone termico generato dalle basse temperature al suolo si rafforza e disturba ulteriormente il VP, già indebolito dalle dinamiche descritte.

Eccone un esempio nelle carte del modello americano (fig.5).

fig4

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In fig.4 si vede come, nonostante una notevole aggressività dei nuclei di vorticità (basse pressioni) in Atlantico, con la spinta della depressione islandese molto forte, il blocco euroasiatico funge da baluardo invalicabile (al momento) deformando il VP stesso e impedendo l’affermazione della zonalità nel comparto europeo.

Quasi a confermare quanto affermato finora, ecco giungere il successivo aggiornamento dello stesso modello, in cui tale evoluzione conduce, nella terza decade, a un affondo perturbato artico di notevole potenza, con lobo gelido n quota del vp “strizzato” tra i due anticicloni (azzorriano e continentale) e rilasciato nel Mediterraneo (fig.6).

fig.5

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A prescindere dalla affidabilità di tale previsione, che porterebbe neve a quote basse al centrosud, l’evoluzione mostrata è congruente con le teorie esposte (per adesso congetture, ovvero ipotesi non dimostrabili).

Attenzione quindi alla evoluzione mostrata dai modelli per la fine del mese. Altri impulsi perturbati a matrice artica potrebbero essere in arrivo, per una stagione fredda che si annuncia dinamica e tipicamente rispondente al suo nome, con, inoltre, contributi continentali nell’alimentazione fredda che potrebbero fare gradualmente la loro comparsa con l’arrivo dell’inverno meteorologico.

Ciao ciao

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