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  • ULTIMO ALITO CALDO, POI PEGGIORAMENTI ATLANTICI SEMPRE PIU’ INTENSI, MA POTREBBE COMPARIRE L’ARTICO, NEVE SULLE ALPI COPIOSA, AMPIA ANALISI

ULTIMO ALITO CALDO, POI PEGGIORAMENTI ATLANTICI SEMPRE PIU’ INTENSI, MA POTREBBE COMPARIRE L’ARTICO, NEVE SULLE ALPI COPIOSA, AMPIA ANALISI

Posted on 31/01/2016 by Ilario Larosa in Analisi lungo termine
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Recm2401 (2)

31-01-2015 - Salve a tutti; aggiornamento domenicale, con un configurazione meteorologica a scala europea e mediterranea che si va vivacizzando, ma non necessariamente nel modo in cui vorrebbero molti meteo appassionati.

Nell’immediato infatti, una nuova rimonta anticiclonica sta per interessare le nostre regioni più occidentali, con le correnti che chiaramente si muovono in senso orario attorno ai massimi pressori attualmente sul Portogallo (fig.1).

fig.1

animation-satellite-ir-france

 

Dal moto delle nubi nel nord Italia si evince chiaramente come siano già in atto correnti di foehn nella pianura Padana, che raggiungeranno la massima intensità proprio nella giornata di domani, 1 Febbraio, facendo innalzare le temperature ben oltre i 20° C nell’estremo nord ovest della penisola, ai piedi delle Alpi piemontesi (fig.2).

fig.2

Rtavn242

Come si vede dalla fig.2, le correnti a tutte le quote verranno letteralmente “sparate” verso i versanti occidentali della barriera alpina, generando un’intenso riscaldamento durante la ricaduta nella pianura Padana. 

Ma dopo, arriverà finalmente l’inverno??

Per il giorno della Candelora, 2 Febbraio, dovrebbe esserci ancora vento e, pertanto, secondo il noto proverbio “dell’inverno semo dentro“, nel senso che, proprio a partire dai primi di Febbraio, una serie di impulsi Atlantici dovrebbe riuscire a giungere nel Mediterraneo con sempre maggiore intensità. Il problema potrebbe nascere dal fatto che più che inverno sembrerà autunno, a causa del peculiare connubio temperature-precipitazioni. Vediamo di analizzare cosa potrebbe accadere.

Tutto parte sempre dal Pacifico; la spinta aleutinica in Artico isolerà una cellula altopressoria al polo nei prossimi giorni, non molto grande, ma sufficiente a frammentare leggermente il VP, che manterrà comunque un assetto mediamente compatto (fig,3).

fig.3

gfsnh-0-72

Una prima perturbazione dovrebbe quindi giungere in data 3 Febbraio e passare piuttosto velocemente. A seguire, le ondulazioni in Atlantico tenederanno ad ampliarsi e le saccature in arrivo si faranno più ampie e approfondite, fino a generare un peggioramento piuttosto importante alla fine della prima decade (fig.4).

fig.4

 

gfsnh-0-216

 

In tale frangente, piogge diffuse potrebbero interessare molte regioni, con nevicate anche piuttosto copiose sui rilievi alpini. Il problema, secondo la previsione del modello americano, è sempre lo stesso: l’impossibilità della nascita di un vero blocco in Atlantico. La fig.5, successiva, evidenzia bene la difficoltà dell’anticiclone delle Azzorre a ergersi in Atlantico e a generare in tal modo un peggioramento duraturo a carattere freddo nel Mediterraneo (fig.5).

fig.5

Rtavn24015

Come si vede dalla fig.5, a ovest dell’Italia, a fine prima decade, è vista formarsi una saccatura molto approfondita, in transito verso est. Qualora in Atlantico l’ondulazione di Rossby (quella generata da “fiume” del getto polare) si ampliasse ulteriormente, nel Mediterraneo potrebbe giungere aria fredda dall’Artico e la saccatura tenderebbe a divenire quasi stazionaria. Purtroppo per noi meteoappassionati nevofili, dal Labrador si vede bene come il getto polare subisca una nuova accelerazione, molto intensa e come, quindi, tagli di netto l’ondulazione, impedendo altra alimentazione fredda e “linearizzando” il “core” del getto in Atlantico.

In parole povere: al posto di intensi impulsi freddi e nevosi da noi arriverebbero veloci perturbazioni atlantiche, piovose ma miti.

In realtà, tale visione differisce abbastanza da quella del modello europeo, che vede una maggiore ampiezza della saccatura, con arrivo di una fase di maltempo nello stesso periodo descritto, accompagnata da nevicate sui rilievi del nord in collina e, a quote elevate, anche su quelli appenninici (fig.6).

fig.6

ECH1-240 (1)

In fig.6 si vede bene come, secondo il modello europeo, l’attività d’onda a scala emisferica sia piuttosto accentuata e come l’alimentazione della saccatura nel Mediterraneo sia almeno in parte artica (fig.7).

fig.7

Recm2401 (2)

Insomma, il tempo cambierà, ma ancora non è chiaro esattamente come; confortanti comunque gli spaghetti per il nord ovest, temperature nella norma a fine prima decade con abbondanti precipitazioni (fig.8).

fig.8

MS_946_ens

Significherebbe neve copiosa sulle Alpi fino a quote collinari, non è poco di questi tempi.

Ciao ciao

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