05-01-2019 – Salve a tutti, prima vera ondata di freddo della stagione invernale che sta gradualmente abbandonando le regioni italiane, a iniziare dal quelle più occidentali, meno colpite.
Come previsto, a seguito della potente irruzione di aria gelida artico continentale, le nevicate hanno raggiunto la costa dalla Romagna fino alla Puglia, qui con accumuli rilevanti anche in località scarsamente abituate a tali fenomeni come il leccese. Qualche fiocco ha interessato anche la città di Palermo, a completamento di una previsione che si è rivelata esatta, a prescindere dalla diversità degli accumuli, normale in una configurazione del genere.
Al momento, permane ancora un afflusso freddo nelle regioni più orientali, sebbene con scarsi fenomeni in atto e con temperature che sono già risalite.
fig.1
Sebbene l’attuale ondata di freddo sia ormai in attenuazione, occorre sottolineare da subito, nel presente editoriale, come quanto sta accadendo rappresenti solo l’inizio di una lunga fase perturbata che, sebbene con pause intercicloniche più o meno pronunciate, potrebbe accompagnare le regioni italiane fino alla terza decade di Gennaio.
Ovviamente non farà sempre freddo e non ci saranno fenomeni ovunque, ma la tendenza generale è quella che vede il continuo giungere di impulsi perturbati nordatlantici o più prettamente artici nel Mediterraneo praticamente senza soluzione di continuità per 10-15 giorni.
Iniziamo dalla fase successiva, che vede una decisa rimonta altopressoria nelle regioni più occidentale italiane, maggiormente al riparo in questi contesti barici ma, contemporaneamente, anche una recrudescenza del freddo e delle nevicate nella giornata di lunedì nelle regioni del medio basso Adriatico, interessate sempre da un’ansa ciclonica di matrice continentale.
fig.2
A tale influsso freddo si assoceranno, nella giornata di lunedì, nuove occasioni per nevicate anche a quote pianeggianti, sebbene in forma sparsa, tra Abruzzo, Molise, Materano e Puglia.
fig.3
Fin qui, quindi, interessate sempre le stesse regioni dai fenomeni, ma in fig.2 è già visibile un nuovo impulso perturbato atlantico a nord del Regno Unito che, beneficiando di un contributo artico alquanto consistente, si “tufferà” letteralemte nel Mediterraneo nella giornata di mercoledì 9 Gennaio.
fig,4
Ancora una volta, nevicate a quote molto basse potranno interessare le regioni del centrosud, questa volta con un interessamento più ampio del Tirreno centro meridionale, con possibili occasioni per sorprese nevose per le regioni interne pianeggianti delle regioni centrali.
fig.5
Ma la natura è pigra e, una volta tracciata una strada, ecco che tende a mantenerla, con il modello europeo che vede la possibilità di un nuovo possente affondo parturbato nel Mediterraneo a fine emissione, questa volta ancora più a ovest, inserita nel’ambito di un vero e proprio treno perturbato atlantico.
fig.6
A questo punto, la domanda che, probabilmente, molti meteo appassionati si pongono è la seguente:
Come mai, con un vero e proprio terremoto stratosferico, con il NAM (North Annular Mode) proprio ora al valore di -4,3, il VP sembra mostrare ancora una certa compattezza in troposfera e, in particolare, nel settore atlantico il getto sia molto potente e spesso teso?
Una domanda un po’ tecnica in effetti, ma andiamo a vedere, a riguardo, una previsione a scala emisferica del modello americano (parallelo) nel lungo termine.
fig.7
Ebbene, si possono sottolineare i seguenti aspetti:
1) propulsione della wave 1 aleutinica verso l’Artico
2) Lobo siberiano del VP oblungo e predominante
3) Lobo canadese minore e più compatto
Guardiamo ora l’attuale configurazione alla quota di 10 hpa (20 km).
fig.8
Pur con le dovute differenze, le similitudini sono chiare, ovvero al momento manca una decisa riposta della wave 2 atlantica e il VPT si distribuisce in chiara correlazione con la stratosfera
Vediamo adesso la prosecuzione della previsione stratosferica:
fig.8 – giorno 9
fig.9 – giorno 14
Come si vede dalle carte mostrate, dopo un’iniziale tendenza a un assetto nuovamente in displacement, dopo un primo tentativo di split, il VPS dovrebbe essere soggetto a un nuova crisi, con una nuova e più netta suddivisione dei lobi emisferici (canadese e siberiano).
In parole più semplici, l’attuale processo è appena all’inizio e il mese di Gennaio promette ancora nuovi stravolgimenti barici di scala rilevante anche in troposfera, con annesse nuove ondate di freddo e neve possibili nelle regioni mediterranee.
Qualcosa di congruente a riguardo viene intravisto dal lungo termine del modello americano, run ufficiale.
fig.10
Un esempio di quello che potrebbe accadere.
Insomma, ci attende da subito un periodo freddo e instabile per molte regioni italiane e il meglio potrebbe arrivare dopo, nella terza decade del mese.
fig.11
Ciao ciao
ANALISI APPASSIONANTE, COMPLIMENTI DAVVERO. LO STRAT WARMING SI CONCRETIZZERA’ DAVVERO IN TROPOSFERA? PERCENTUALI? NEVE PER LE ALPI?
GRAZIE
Grazie gentilissimo, possibilità per la terza decade