17-10-2014 – Salve a tutti, proseguiamo la tradizione, iniziata da poco, degli aggiornamenti del lungo termine, in virtù di una ritrovata dinamicità delle emissioni odierne dei modelli. La previsione per i prossimi 7 giorni è stata descritta nel dettaglio, nell’editoriale a medio termine; in questa sede, verifichiamo eventuali conferme rispetto alle ipotesi formulate in merito a una parte centrale dell’autunno movimentata e fredda.
Ebbene, nelle emissioni della sera (input dati ore 12:00 UTC), viene evidenziata, sia per il modello americano, sia per quello inglese, una spiccata tendenza a forti disturbi del VPT in Artico, con possibili ripercussioni in senso freddo per il bacino centrale del Mediterraneo a fine mese.
Iniziamo dal modello europeo, che giunge nella emissione fino alle 240 h; nell’ultimo pannello, datato 27 Ottobre, si palesa una duplice spinta meridiana verso l’Artico, dell’anticiclone aleutinico dallo stretto di Bering e di quello azzorriano dall’Atlantico, mirata a produrre una bilobazione del VPT.
L’importanza di una tale manovra risiede nel fatto che, una volta giunto verso le regioni Artiche e diviso il VPT con un’azione a tenaglia con l’aiuto dell’aleutinico, l’anticiclone delle Azzorre può generare come risposta una spinta verso sud, in direzione del Mediterraneo, di lobi o nuclei distaccati del VPT con fasi di accentuato maltempo in sede italica e di freddo intenso per il periodo.
Il modello europeo non si spinge oltre tale data, ma lo fa quello americano, che evidenzia, tra la fine di Ottobre e i primi di Novembre, una massiccia discesa fredda nel bassopiano russo, con distacco di un lobo molto freddo del VPT, seguita da una regressione del nocciolo freddo proprio verso il territorio italiano.
In parole più semplici, il freddo arriverebbe in Russia entro la fine di Ottobre, ma verrebbe forzato a muoversi verso sudest, verso l’Italia, entro i primi di Novembre, dall’unione dell’anticiclone delle Azzorre con quello uralico.
Ecco la magnifica sequenza presentata dal modello americano (cliccare sulle immagini per gli slide)
Nell’ultimo pannello si vede arrivare il freddo sulle Alpi; si tratterebbe di freddo vero, in grado di generare nevicate a quote collinari, intorno 500-600 m, su tutto l’arco alpino e intorno 700-800 m nell’Appennino settentrionale, con una -4° C a 850 hPa (1500 m).
Si tratta di ipotesi a lungo termine, ma più tasselli continuano a convergere verso l’arrivo di una parte centrale dell’autunno movimentata e fredda, anche nevosa a bassa quota.
Come parziale conferma, si riporta l’aggiornamento dell’indice O.P.I. discusso in molti editoriali, che ha come valore -3,37, molto basso, equivalente a una previsione di un inverno instabile e freddo.
Ciao ciao